L’ Europa dei burocrati, l’Europa dell’Euro fondata su un patto di stabilità che trova, oggettivamente, poca legittimità nel rappresentare le diverse realtà dei vari stati membri, sta implodendo sotto il peso di debiti pubblici ormai insostenibili. La fallacia di questo sistema, si scopre andando ad esaminare l’emissione del denaro, linfa vitale dell’economia capitalista, controllato da un’istituzione chiamata “ Banca centrale europea” che non trova nessuna legittimazione democratica. I vari stati membri infatti, possono solo usare la moneta non essendone direttamente proprietari, e questo implica gravi restrizioni dal punto di vista operativo. Ogni membro avendo aderito all’unione monetaria, ha in poche parole abdicato alla propria sovranità nell’emettere banconote, perdendo con questa la possibilità di decidere la propria politica nel controllare tassi di interesse e conseguente inflazione con tutte le ricadute economico -sociali che questo implica. Oltre ad essere una grave stortura sotto il profilo economico, si aprono anche grandi perplessità sullo stato della nostra democrazia. Se un popolo, attraverso i propri organi rappresentativi, non ha nessun potere decisionale nei riguardi di un tema di vitale importanza economica come la moneta, questa a cui siamo sottoposti può essere definita niente altro che dittatura finanziaria e non democrazia.
A tutto ciò si è aggiunta la crisi strutturale, per stessa ammissione del presidente della BCE Trichet, nella quale siamo caduti nel 2008. Per fare fronte a questa crisi, o almeno tentare perché è impossibile uscire da una catastrofe con gli stessi mezzi con i quali ci si è entrati, tutti i governi a livello globale hanno messo in campo ingenti somme finanziarie. Con azioni più o meno coordinate, si è riusciti a tamponare in un qualche modo la forte caduta di produzione industriale verificatasi nei primi mesi dallo scoppio della bolla immobiliare, risanando debiti privati con soldi pubblici. In pratica si è creata la solita corsia preferenziale per quelle istituzioni private che in larga misura hanno contribuito a creare lo sfacelo economico, facendo pagare i debiti ai cittadini comunque non esenti da colpe per aver in tutti questi anni abiurato dalla ragione, in nome dell’egoismo e della stolida salvezza individuale. Questo sistema, che per far fronte alla gran massa di produzione ha bisogno di creare falsi bisogni, sta mostrando tutta la sua irrazionalità. Il dramma vero di tutto ciò, oltre all’aumento di povertà umana ed economica, credo sia soprattutto che nel momento in cui il mercato mostra tutta la sua incapacità nell’autoregolarsi, i vari esponenti politici ed ecomomici chiedano più competitività, più produttività insomma più mercato. L’Europa delle lotte sociali, la parte di Europa che ancora considera l’essere umano più importante del mercato, subisce l’ennesimo duro attacco con la scusante dell’uscita dalla crisi come unico obiettivo condiviso.
Ma io, noi, in quanto comunisti, crediamo che il loro obiettivo non sia il nostro. Un sistema dove il margine tra ricchi e poveri aumenta, dove l’architettura finanziaria a livello globale è organizzata in maniera criminale per l’interesse di pochissime persone e la devastazione ambientale raggiunge ormai livelli di non ritorno,non può essere considerato certo il limite più alto che l’umanità può raggiungere. Una società che crea automi configurati alla nascita per non pensare, lavorare e acquistare in modo compulsivo, può solo implodere nella sua irrazionalità e mediocrità.
Tocca a noi sostituire l’inevitabile catastrofe economica e sociale che si profila all’orizzonte, con un mondo migliore più equo e solidale.
A tutto ciò si è aggiunta la crisi strutturale, per stessa ammissione del presidente della BCE Trichet, nella quale siamo caduti nel 2008. Per fare fronte a questa crisi, o almeno tentare perché è impossibile uscire da una catastrofe con gli stessi mezzi con i quali ci si è entrati, tutti i governi a livello globale hanno messo in campo ingenti somme finanziarie. Con azioni più o meno coordinate, si è riusciti a tamponare in un qualche modo la forte caduta di produzione industriale verificatasi nei primi mesi dallo scoppio della bolla immobiliare, risanando debiti privati con soldi pubblici. In pratica si è creata la solita corsia preferenziale per quelle istituzioni private che in larga misura hanno contribuito a creare lo sfacelo economico, facendo pagare i debiti ai cittadini comunque non esenti da colpe per aver in tutti questi anni abiurato dalla ragione, in nome dell’egoismo e della stolida salvezza individuale. Questo sistema, che per far fronte alla gran massa di produzione ha bisogno di creare falsi bisogni, sta mostrando tutta la sua irrazionalità. Il dramma vero di tutto ciò, oltre all’aumento di povertà umana ed economica, credo sia soprattutto che nel momento in cui il mercato mostra tutta la sua incapacità nell’autoregolarsi, i vari esponenti politici ed ecomomici chiedano più competitività, più produttività insomma più mercato. L’Europa delle lotte sociali, la parte di Europa che ancora considera l’essere umano più importante del mercato, subisce l’ennesimo duro attacco con la scusante dell’uscita dalla crisi come unico obiettivo condiviso.
Ma io, noi, in quanto comunisti, crediamo che il loro obiettivo non sia il nostro. Un sistema dove il margine tra ricchi e poveri aumenta, dove l’architettura finanziaria a livello globale è organizzata in maniera criminale per l’interesse di pochissime persone e la devastazione ambientale raggiunge ormai livelli di non ritorno,non può essere considerato certo il limite più alto che l’umanità può raggiungere. Una società che crea automi configurati alla nascita per non pensare, lavorare e acquistare in modo compulsivo, può solo implodere nella sua irrazionalità e mediocrità.
Tocca a noi sostituire l’inevitabile catastrofe economica e sociale che si profila all’orizzonte, con un mondo migliore più equo e solidale.
Commenti
Francesco Giarrusso,
radium@fastwebnet.it
Io non ho problemi.
Grazie a te.